lunedì 14 aprile 2014

Archeologia time: i verbali storici.

In questi giorni, dopo la laurea, sto avendo un po' di tempo per sistemare la stanza. Aprire certe cartelline è come inoltrarsi in un viaggio nel tempo degno di Marty McFly. Così, in un meandro mai esplorato da dieci anni, ho trovato le brutte copie dei verbali delle assemblee di classe del primo superiore. Anno in cui ero rappresentante e toccava a me redigere il verbale, che scrivevo coadiuvato da altri sei o sette compagni di classe di cui, per spirito pietoso, non ne farò il nome. Ovviamente queste assemblee servivano solo per farci saltare un'ora di matematica, ma qualcosa dovevamo pur scrivere sul verbale, e il risultato è esilarante.
Non potevo non riportare i pezzi migliori tratti dai verbali delle infuocate assemblee di classe dei primissimi anni 2000:

Dopo varie discussioni siamo arrivati alla conclusione che per tutto il mese di Maggio bisogna studiare frequentemente per raggiungere dei livelli che ci permettano la promozione”.

Per quanto riguarda il punto secondo all'ordine del giorno, la classe ha deciso di mantenere un comportamento responsabile per evitare spiacevoli inconvenienti nell'albergo e durante le varie visite. Riteniamo di adottare un comportamento serio durante la seduta parlamentare e all'udienza del Papa”.

Sul primo punto della discussione si è arrivati a una spaccatura in due della classe. La maggioranza ha concordato che sarebbe più ragionevole comportarsi moderatamente, tenendo un comportamento esemplare. Una minoranza però, composta in prevalenza dalla componente maschile, ha considerato che in gita è meglio divertirsi”.

Nella discussione dell'ultimo punto la classe non è arrivata a una decisione definitiva e si è ritenuto opportuno rimandare la decisione a data da destinarsi”.

Chissà se poi l'abbiamo deciso questo misterioso ultimo punto...


venerdì 21 febbraio 2014

Piatra Neamt: alla ricerca della statuetta perduta.

Finalmente posso scrivere di nuovo sul blog! Perdonate la mia lunga assenza, ma per finire gli ultimi esami mi sono autoimposto una clausura coatta. Ora che sono relativamente più libero posso parlarvi della mia gita a Piatra Neamt, storica città della Moldavia.

Quest'anno l'inverno Rumeno è stato molto clemente, non mi sembrava vero di poter uscire di casa solo con un normalissimo cappotto e senza scarponi quando, nello stesso periodo dello scorso anno, ero imbacuccato così tanto da sembrare l'Omino Michelin e sfidavo i meno 25 gradi con la neve che, in strada, arrivava alle ginocchia.
Visto il tempo ideale per una gita, Jovy ed io decidiamo di andare a Piatra Neamt, a due ore da Iasi. Tutto sembrava andare per il verso giusto ma, per una serie di circostanze e alcune erbe per condire gli alimenti, la notte prima della partenza dormiamo solo due ore e il risveglio è traumatico tipo quello di “Mamma ho perso l'aereo”. Avevamo già comprato i biglietti del pullman e non volevamo certo perderli ma, quando scendiamo da casa, ci rendiamo conto che mancavano meno di dieci minuti alla partenza, i pullman partono sempre puntuali, e non c'è tempo di aspettare un taxi o il tram. Allora, come il valoroso Filippide dopo la battaglia di Maratona, inizio a correre verso la stazione per fermare il pullman. Dopo una corsa incredibile ed aver bruciato le calorie di tutti i pasti della settimana precedente, arrivo finalmente al pullman che si stava per mettere in moto e, nonostante il fiatone, riesco a dire all'autista (non ricordo in che lingua) di aspettare Jovy. Dopo aver passato la prima mezz'ora di viaggio ancora col fiatone, cado in un sonno ristoratore, svegliandomi a pochi minuti dalla meta.

Se vi trovate in Romania, dovete visitare Piatra Neamt. La maggiore attrazione è l'antica cittadella nella parte alta della città, proprio alle pendici dei monti. Antica cittadella che è stata costruita indovinate da chi? Ma dal mai troppo celebrato Stefan Cel Mare! Che domande! Al centro di questa cittadella si staglia maestosa la torre che ovviamente si chiama “Torre Stefan Cel Mare”, e intorno c'è la chiesa e vari edifici molto caratteristici ora adibiti a museo. Uno di questi, molto particolare, ha la facciata decorata con dei cerchi colorati. Visitiamo questi musei (uno di storia, uno etnografico e uno di arte) e poi andiamo a rifocillarci agli immancabili Petru e Fornetti. Dopo aver mangiato, ci incamminiamo verso la stazione, e lì vicino entriamo in un altro museo di storia, molto più grande del precedente. Ed è qui che, mentre paghiamo i biglietti, noto con la coda dell'occhio delle statuine dietro di me. Ho un presentimento. Un buon presentimento. Mi avvicino alla teca e quasi non riesco a trattenere lacrime di gioia. Come quando, dopo mille peripezie, Indiana Jones riesce a trovare il Santo Graal, io avevo finalmente trovato la statuetta di Stefan Cel Mare. Dopo più di un anno di ricerche ora è in prima fila nella mia collezione di statuine di soldati e condottieri di tutti i tempi. (Ora che l'ho detto, sapete cosa regalarmi, eheheh!) E così, dopo una full immersion nella storia Rumena, dall'antichissima Cultura Cucuteni ai giorni nostri, ci fermiamo a un elegante ristorantino a sorseggiare una cioccolata calda, mentre la radio trasmetteva un intero album di Laura Pausini. E poi, con tutta calma, ci avviamo a prendere il pullman per Iasi, a conclusione di una delle più belle giornate della mia biennale esperienza in Romania.

In foto: la cittadella di Piatra Neamt, con la torre e la chiesa.




 

lunedì 2 dicembre 2013

L'assassino ritorna sempre sul luogo del delitto

Ormai il progetto Erasmus è famosissimo, tant'è che anche i mitici Pooh hanno riadattato una loro canzone su questo tema:

“Dio delle città
e dell'università,
se è vero che ci sei
ed esami tu non fai,
vediamo se si può
imparare questo learning
e magari un po' cambiarlo,
prima che ci scada il termine.
Vediamo se si può
convalidare tutti gli esami,
senza violentarci più
con le firme sui programmi.
Ma quaggiù non siamo in Cielo,
e se perdi il confirmation sheet
sei soltanto un Erasmus solo.”


Di solito le seconde volte, i ritorni, i sequel sono deludenti. Tutta la carica di entusiasmo e novità si affievolisce e il risultato è la classica “minestra riscaldata” che non piace a nessuno. Basti pensare al seguito di Ritorno al futuro, alla seconda avventura di Shevchenko al Milan, o a tutte quelle volte che abbiamo incontrato un vecchio amico dopo tanti anni e la conversazione non è andata oltre un reciproco scambio di “Weeee Gianbastiano! Come stai?Tutto bene?” “Piercorrado! Chi si rivede! Si, tutto bene. E a te tutto bene?” “Anche a me tutto bene, grazie” “Mi fa piacere, fa piacere...” e qui uno dei due si ricorda di un improrogabile impegno.
Qualche settimana fa, sono tornato a Iasi, sacro luogo del mio Erasmus oltre i Carpazi. Ovviamente sono tornato per passare un po' di tempo insieme con la mia Jovy, e rivederla sorridente e a braccia aperte all'aeroporto è stata la più grande emozione di questo ritorno a Iasi. Sono stato, inoltre, molto contento quando ho riabbracciato tutti i miei amici del corso internazionale, primo fra tutti Ronny che è venuto con Jovy a prendermi all'aeroporto. Ma c'è stata un'altra emozione, altrettanto bella ma diversa: rivivere la mia quotidianità. C'è chi, per vivere esperienze forti, deve fare cose pazze o spericolate, come nuotare in un fiume pieno di coccodrilli, giocarsi la casa in una mano di poker, criticare Formigoni al meeting di Comunione e Liberazione. Per me, invece, è stato bellissimo ritornare a camminare in Strada Stefan Cel Mare, mangiare uno panino snitel pui al “El Barin”, comprare l'ottimo salame di tacchino all'Auchan, ripercorrere il sottopasso dell'Hala Centrala fra le bancarelle di frutta e verdura, infiltrarmi a qualche lezione indossando un attillato camice di Jovy, prendere un rustico da Petru o da Fornetti, studiare nella biblioteca dell'università, mangiare alla Cantina il famoso “cascaval pane” che piace solo a me, risentire parole come poftim, alceva, multumesc e foarte bine, visitare finalmente alcune antiche chiese che l'anno scorso non ho avuto tempo di vedere, e tante, tantissime altre cose che ora non vi sto a dire perché per chiunque sarebbe solo un noioso elenco che, nello specifico, solo chi è stato a Iasi può capire; ma, chiunque è ritornato in un luogo che gli è caro, potrà comprendere questo inebriante ma indescrivibile sentimento.
Infine è stato bello conoscere i tanti studenti Erasmus che quest'anno popolano la facoltà di Medicina. In loro ho rivisto me stesso e le mie amiche Torinesi e Baresi. Tutti gli Erasmus hanno una base comune, fatta dalla voglia di fare nuove esperienze e amicizie, dai dubbi e le paure verso gli esami e la loro agognata convalida, dall'iniziale spaesamento in una realtà completamente nuova, all'entusiasmo di vivere questa avventura. Ma, tolti questi elementi comuni, ognuno farà esperienze diverse e soprattutto le vivrà e le sentirà in maniera diversa. Non importa se andate oltre i Carpazi, oltre le Alpi o i Pirenei, il romanzo che avrete scritto in quei giorni sarà unico e irripetibile e, in futuro, lo potrete sfogliare ricordando sorridendo i bei momenti passati, o lo lascerete ancora aperto, perchè quell'Erasmus è stato il primo capitolo di una nuova vita ancora tutta da scrivere.

Nella prima foto: il mille volte percorso Bulevardul Independentei.
Nella seconda foto: l'indimendicabile Targu Cucu.



sabato 26 ottobre 2013

Breve guida al viaggio in aereo

Fare il primo viaggio in aereo non è così facile. La prima volta che presi l'aereo, percorsi l'ultimo corridoio dell'aeroporto di Bari come se fosse “Il miglio verde”. Così, per dare una mano ai neofiti di questo mezzo di trasporto, cercherò, in poche righe, di esorcizzare le vostre paure (o di farvi passare totalmente la voglia di prendere l'aereo).

L'aeroporto non è affascinante e romantico come una stazione, ma si può comunque trovare qualche spunto interessante. Ad esempio, guardando l'enorme campionario di etnie umane che vi si ritrovano: ci sono gli inglesi con i loro pantaloncini corti sbiaditi, maglietta lisa e volti emaciati. Africani con improbabili vestiti tradizionali che sembrano il pigiama del nonno. Cinesi con la maglietta “Parigi” comprata a Roma. Donne arabe tutte allegramente bardate di nero da capo a piedi. Gruppi di Napoletani che indossano strati di vestiti perché la loro valigia superava di molto il peso consentito. Frotte di ragazze giapponesi vestite come le protagoniste dei manga. Russi che litigano con il doganiere. Classici sudamericani con la panza e il baffone che parlano velocissimo. Suore italiane che superano tutti alla fila per il check in perché “Abbiamo urgenza perché siamo in missione e abbiamo chiesto il permesso”, salvo poi trovarle comodamente sedute a un tavolino di un bar a ingurgitare pizza, facendo strozzare in gola un pesante insulto anche al più bigotto.
E proprio al check-in, dopo una noiosa fila, metti la valigia sul nastro trasportatore che fa anche da bilancia. Il terrore che la valigia ecceda il peso è costante e fondato. In quei secondi che utilizzi per sollevare il bagaglio e poggiarlo sul nastro, ti passano davanti agli occhi tutti i momenti in cui hai preparato la valigia: “forse potevo evitare di portare due chili di caciocavallo per zia Filomena” pensi. Una goccia di sudore freddo ti solca la fronte. Fissi il display che darà il verdetto irrevocabile: 22,8 chili su 23 concessi. In quel momento ti senti più leggero di quando hai firmato il registro dopo l'esame di Biochimica. Saluti la valigia temendo di non rivederla mai più, soprattutto se il volo comprende uno scalo, e ti allontani passando fra gruppi di Napoletani costretti ad indossare una marea di vestiti in piena estate per cercare di alleggerire di qualche chilo i loro bagagli.
E così giungi al temuto metal detector. Poco prima di fare la fila bevi controvoglia tutte le tue provviste d'acqua che ti eri portato per il viaggio in treno. Passato il controllo dovrai subito fiondarti in un bagno, e poi acquistare al triplo una bottiglietta d'acqua al bar del terminal. In coda al metal detector metti computer e contenuto delle tasche in anonime vaschette celesti, mentre ti avvicini titubante verso quello Stargate che è il metal detector reggendoti i pantaloni con una mano, visto che hai dovuto togliere anche la cinta, mentre una poliziotta ti guarda annoiata perché ha appena finito di perquisire una decina di arabe in burqa che facevano puntualmente scattare l'allarme.
Dopo di che avanti col controllo passaporti, dove il poliziotto, in stille 883, “ti chiede: man, dove vai?”, ritenendo strano che tu voglia recarti a Iasi.
Ora manca più di un'ora di tempo all'imbarco. Ma si, andiamo a vedere questi famosi negozi duty free. Non so se le sigarette costano davvero meno perché non conosco i prezzi normali, ma tutte le altre cose costano un casino di più che in un normalissimo negozio in città. Un chilo di pasta 16 euro, e non vi dico la cioccolata. Duty free un cazzo!
Ormai manca poco all'imbarco. La hostess apre il gate. Tutti quanti si fiondano a fare la fila nemmeno come se distribuissero oro gratis, salvo poi aspettare in piedi e al freddo nella navetta che li porterà all'aereo, mentre tu rimani comodamente seduto in aeroporto imbarcandoti per ultimo.
Sali sull'aereo, proprio davanti a te c'è l'impedito che non riesce a ficcare il bagaglio a mano nel portabagagli. Finalmente ti siedi e noti che i tuoi vicini sono tutti per lo più giovani dall'apparenza rilassata. E in effetti è solo in apparenza. Le prime avvisaglie si hanno mentre una hostess ripete le procedure di emergenza, quando il tuo vicino controlla dove è situato il sacchetto per vomitare. Poi finalmente l'aereo inizia a muoversi lentamente per guadagnare la pista di partenza che non arriva mai, tant'è che inizi a pensare che in realtà non decollerà mai e presto imboccherà l'autostrada per portarti a destinazione via terra. Poi, quando ormai ti stai per addormentare, ecco un rombo di motori, il tuo vicino stringe i pugni, si sente un urlo isterico di una ragazza, quello davanti a te firma il testamento. Vai col decollo, ti si chiudono le orecchie mentre guardi la città diventare sempre più piccola. I tuoi vicini ora sono di nuovo rilassati. È ora del pasto, quelli che hanno più paura si fingono esperti e prendono del vino, sperando che il cervello sia abbastanza annebbiato durante l'atterraggio.
Ad un certo punto la maggior parte delle luci si spengono mentre la hostess invita ad allacciare le cinture di sicurezza: siamo pronti all'atterraggio! La tensione è palpabile. Stavolta vedi la città diventare sempre più grande e non ti giri a guardare chi sta emettendo rantoli di terrore. L'aereo tocca terra, fa un piccolo sobbalzo e tutti emettono un gridolino strozzato. Le luci si riaccendono e l'aereo inizia a camminare sulla pista d'arrivo, mentre la hostess annuncia la temperatura esterna e invita a tenere allacciate le cinture fino a che l'aereo non si sia fermato del tutto. Nessuno lo farà. Se i passeggeri sono a maggioranza italiana, si sentirà un fragoroso applauso di sollievo.
A questo punto inizia il tutti contro tutti. I passeggeri si guardano l'un l'altro con aria di sfida: il primo che slaccerà la cintura darà il segnale per scatenare l'infermo. Non appena si sente il primo “click” di una cintura slacciata, inizia la ressa per prendere il bagaglio a mano e fiondarsi nello stretto corridoio menando spallate a chi si sta alzando dal sedile per raggiungere quanto prima l'uscita, in modo da guadagnare posizioni per il controllo passaporti. Esci dall'aereo biascicando male un saluto alla hostess nella sua lingua e ti fiondi correndo verso il controllo passaporti, superando frotte di passeggeri che scendono dal tuo e da altri aerei. Un poliziotto annoiato ti dà una rapida occhiata confrontando la tua faccia ancora sconvolta e sudata per la corsa con la foto sul passaporto dove sembri un ergastolano della Caienna.
Siamo all'ultimo step: ritirare il bagaglio da stiva. Ti avvicini al nastro trasportatore infilandoti a gomitate fra due reticenti turisti americani ciccioni. Tutti gli occhi sono puntati sulla tendina di plastica nera da dove usciranno i bagagli. La tensione è alle stelle. Sembra che quella tendina stia per partorire tuo figlio, invece ti consegnerà solo una valigia contenente una marea di vestiti di cui userai solo meno della metà. Iniziano a uscire le prime valige. Guardi con invidia i fortunati che abbracciano subito il loro tesoro. Il tempo passa, e anche le valige. Siete rimasti in pochi ad aspettare. Mentre già pensi a come fare il reclamo per il bagaglio perduto, ecco che appare la tua valigia! La afferri in modo deciso e con gli occhi lucidi e ti dirigi fiero verso l'uscita. Una grande avventura è terminata.

In foto: un magnifico esemplare di Tarom vola maestoso nei cieli rumeni.



martedì 15 ottobre 2013

Le chiavi di ricerca assurde - seconda parte

Ciao a tutti! Ormai questo blog sta scalando l'Olimpo dei siti internet più visitati. E questo grazie a tutti voi che mi seguite tramite facebook (anche attraverso la Pagina Ufficiale http://www.facebook.com/cronachediunerasmusoltreicarpazi?fref=ts), ma anche grazie agli internauti che trovano il mio blog direttamente tramite Google. Ma quali sono le parole digitate per arrivare qui? Nella maggior parte dei casi sono ricerche riguardanti l'Erasmus in Romania. Però qualche altro ci arriva diversamente. Ed ecco a voi, come sempre suddivise in tre categorie, le classifiche delle chiavi di ricerca più assurde e poco ortodosse che hanno portato i più disparati e disperati visitatori sul blog.

Per la categoria “Parole in libertà”:

8- immagini delle due chiavi del cor di federigo
7- biglietti di buon compleanno “100 giorni”
6- foggiani grezzi (uno di loro gestisce questo blog)
5- oppa banca style (la versione di Mario Monti della famosa canzone)
4- aprire un negozio di covrigi
3- cause della lavratrice ballerina (avrei voluto saperlo per tempo anche io)
2- perché quando arrivano gli zingari i cani non abbaiano
1- i foggiani sono persone di merda (oh n'n t' prmetten! Mo t' pigghj e t' paliej!)

Per la categoria “Erasmus e Romania”

12- apre a Iasi (cosa non è specificato)
11- nostalgia della Romania (Romania mia, Romania cara, tu sei la vita, tu sei la gioia...)
10- momenti di solitudine erasmus
9- cucina rumena torta coliva de grau
8- esperienze assurde erasmus (sei nel posto giusto)
7- le donne di Iasi Romania
6- gipsy carpazi romania (questa non l'ho capita)
5- recensione ragazze Iasi Romania (questo vuole una specie di guida Michelin delle ragazze)
4- Cluj via da erasmus (sembra il titolo di un film d'azione tipo fuga dall'erasmus)
3- ubriachi a Cluj Napoca
2- Iasi non fare (Iasi non fà la stupida stasera...)
1- pronuncia corretta di julius mall (lo Julius Mall è un centro commerciale di Iasi)

Ed ora, la categoria più attesa! La categoria “XXX”

7- figa Iasi
6- zoccole Cluj Napoca
5- rumena porno di Iasi
4- video porno Iasi Copou (Copou è il quartiere “bene” di Iasi)
3- video porno bucoliche Romania
2- pornodonne autiste
1- foto porno di nascosto ragazze erasmus

E così, salutando il simpatico voyeur che ha vinto la più ambita medaglia d'oro, vi saluto e vi do appuntamento alla prossima storia che, presumo, parlerà del mio imminente ritorno oltre i Carpazi.
La revedere!

In foto: cosa avrà mai portato 216 Americani a visitare il mio blog?


 

venerdì 4 ottobre 2013

Uno scontrino non è un semplice pezzo di carta

Sono passati tre mesi da quando ho detto “Arrivederci Iasi”. Da allora il viaggio in Malaysia e gli impegni universitari e ospedalieri hanno un po' offuscato i tantissimi ricordi dell'Erasmus. Qualche giorno fa ho ordinato tutti gli scontrini delle spese fatte a Iasi per avere un piccolo rimborso dall'università. Leggere quel mucchio di scontrini è stato come aprire un vaso di Pandora. Solo che, al posto dei mali del mondo, attorno a me si sono palesati concreti tutti i ricordi del mio fantastico anno Rumeno.
Il primo scontrino è già da record: quasi un metro di lunghezza, dell'Auchan, dove sono segnate tutte le cose che io e la coinquilina francese comprammo non appena scelta la casa. Dai tegami al piumone, dallo stendino ai vari sughi pronti Barilla e pasta Divella. E poi gli scontrini dell'emporio sotto casa con il celeberrimo piede di porco, usato per spostare la lavatrice nella famosa notte delle bestemmie di Halloween, e con le economiche magliette gialle che sono state la mia divisa casalinga. E poi tutti gli scontrini della copisteria PIM, quasi tutti registrati dopo l'una di notte, visto che solo a quell'ora si poteva evitare la folla immensa del giorno, che vanno dalle prime slide di Pneumologia a tutte le foto, soprattutto del viaggio a Roma, che con Jovy abbiamo portato a stampare l'ultima notte di Erasmus. E come non nominare gli scontrini del salvifico Petru con i suoi covrigi, del giardino botanico, del museo di storia naturale, del maxitaxi del famoso viaggio in solitaria a Vaslui, della cena al Mamma Mia con le ali di pollo sbrodolone. E poi gli scontrini dei regali di Natale da portare ai miei amici di Foggia, quello del computer che ho comprato di corsa perché, due giorni prima di un esame per cui era indispensabile studiare al computer, il mio vecchio Samsung decise di esalare il suo ultimo respiro. E gli scontrini del Curtea – Timisoreana con la sua ottima focaccia mangiata insieme ai miei cari amici, e di tutti i ristoranti, dalle cene al tredicesimo piano all'irrinunciabile KFC, dal ristorante arabo al McDonald alle due di notte. E come non dimenticare quello del Carrefour dove, con Jovy, vedemmo il tipo più strano di tutta la Romania: circa trent'anni, accompagnato da due appariscenti ragazze, folta barba e capelli molto curati, bomberino rosso (nonostante fosse fine Giugno) appartenuto forse alla sorellina di otto anni, visto che gli andava praticamente a maniche corte e gli arrivava poco sopra l'ombelico, lasciando scoperto uno ampio strato di pancia pelosa. Pantaloncino corto tipo jeans e mocassini neri completavano, per dirla alla Latina, l' horribile visu. Certo, ho trovato anche i non felici scontrini delle farmacie e di qualche ristornate dove ero andato da solo in un momento di sconforto. Ma ormai i brutti ricordi, anche se ci sono ancora, si confondono e svaniscono nel vortice di bei ricordi in cui ora mi adagio nostalgico. E ancora una volta ripeto che l'Erasmus è stata di sicuro l'esperienza migliore che abbia mai fatto. L'ultimo scontrino è quello di Praktiker, l'equivalente rumeno di Brico. Qui comprammo gli scatoloni dove stipare tutta la roba di Jovy in attesa del trasloco alla nuova casa. Chiudere quelli scatoloni fu chiudere un grosso capitolo ma allo stesso tempo aprirne un altro. E fra poco sarò di nuovo a Iasi, e ritroverò il mio scatolone dove ho lasciato un po' di roba (fra cui il mio inseparabile amico martello). E sarò contentissimo, lo sono già da ora, di tornare nella bella Iasi e riabbracciare Jovy e salutare tutti gli amici. Non vedo l'ora. Il mio unico rammarico è che, questa volta, l'università non mi rimborserà gli scontrini!




mercoledì 11 settembre 2013

Journey to the East (Cronache di una vacanza oltre l'Himalaya, parte seconda)

Uno dei romanzi più famosi della letteratura cinese è “Il viaggio in Occidente”, in cui i protagonisti fanno un lunghissimo viaggio verso l'India per ritrovare dei testi sacri. Questo viaggio è pieno di avventure, di demoni malvagi, di buoni amici, di momenti di grande gioia ma anche di tristezza e di sconforto. Ma, come in ogni lungo viaggio che si rispetti, i protagonisti trovano soprattutto loro stessi, scoprendo i propri limiti e sforzandosi faticosamente di migliorarli.
Io ho fatto il percorso inverso, una sorta di “Viaggio in Oriente”, spostandomi sempre più verso est, prima in Romania, poi in Malaysia. Ma la sostanza di questo lungo viaggio è la stessa: ho conosciuto tantissime cose, ma ho conosciuto specialmente me stesso, coi miei pochi pregi e i tanti difetti. E sono ancora all'inizio.
Ma ora, tralasciando i pensieri filosofici, parliamo un po' di questa Malaysia. Già il viaggio in aereo è stato spettacolare. Seguire la mappa interattiva sul computer del mio sedile mi ha dato forti emozioni. Potrebbe sembrare anche poca cosa, ma per uno che fino a un anno prima aveva paura anche di prendere l'elicottero per andare da Foggia alle Isole Tremiti, fa un certo effetto sapere che ora si sta volando su Istanbul, ora su Teheran, poi sul tristemente famoso Afghanistan, e dopo aver attraversato il Pakistan trovarsi a volare sull'India, sbirciando dal finestrino in cerca di qualche tappeto volante, e poi via sull'Oceano Indiano con le sue misteriose isole Andamane e Nicobare, prima di arrivare finalmente a destinazione.
E il vero bello di questa vacanza è che non ho fatto il semplice turista che si fa la foto scattata a livello strada alle due torri gemelle di Kuala Lumpur; beh, quello l'ho fatto anche io, ma è stato interessantissimo vivere con Jovy la vita Malese, anche se per pochi giorni rispetto alla vita Rumena, ma il tanto che basta per apprezzare le differenze culturali, religiose, di vita quotidiana, e per constatare, ancora una volta, che possiamo essere Italiani, Malesi, Rumeni o di qualsiasi altra nazione ma, in fin dei conti, queste differenze sono solo esteriori e dovute a fattori storici, geografici e climatici, e che i sentimenti profondi e viscerali sono uguali per tutti.
Per questo viaggiare fa solo bene, è un po', permettetemi la similitudine, come esplorare la mappa ad Age of Empires. Conosciamo solo il nostro villaggio, e magari qualcuno limitrofo, tutti gli altri sono inghiottiti dal nero. Non li conosciamo, né ce ne curiamo. Al telegiornale, dopo i sevizi sull'ennesima condanna di Berlusconi, sull'ennesimo segretario del Partito Democratico, sull'ennesimo Angelus del Papa, sull'ennesima falsa svolta sul delitto del momento, sull'ennesimo bidone comprato dall'Iter, sull'ennesima fiamma di Balotelli, sull'ennesimo tatuaggio di Belen, sull'ennesimo ritorno in tv di Carmen Russo, e sull'ennesima fiction di Beppe Fiorello, si dà la notizia, in chiusura, pochi secondi, senza immagini video, di una qualche tragedia che ha colpito un paese lontano. Ma fortunatamente, su duemila morti, non c'erano italiani. Alè! Evviva! E ora tutti contenti ci possiamo vedere “La prova del cuoco”.
Viaggiando impariamo ad eliminare il nero dalla mappa di Age of Empires, a rendere visibili altre città, con persone vestite differentemente da noi, che pregano dei diversi, che hanno una lingua diversa e che mangiano cibi diversi, ma che in ultima analisi sono uguali a noi. Potremmo essere noi. E questo significa rendersi conto delle cose realmente importanti della vita.

Bene, dopo questo sproloquio senza capo e né coda mi sono accorto che della Malaysia non ho parlato per niente. Allora delle avventure che Jovy e io abbiamo affrontato insieme, ne parlerò nella prossima puntata. Adesso non posso più scrivere, ho da fare. In tv fanno le repliche di Don Matteo!

PS. La seconda immagine rappresenta il libro d'esordio che ha scritto un mio carissimo amico e che nei prossimi giorni sarà disponibile nelle librerie. Conosco il suo modo di scrivere, davvero appassionante e coinvolgente. Maggiori dettagli nelle prossime puntate...




domenica 25 agosto 2013

Cronache di una vacanza oltre l'Himalaya - Introduzione

È una bella serata a Kuala Lumpur, Malaysia, in uno dei tanti quartieri cinesi. Fra villette, palazzine e casermoni c'è un'atmosfera completamente diversa da quella del centro della capitale con le sue Petronas Twin Towers a comandare su una selva di grattacieli. In questa tranquilla area, distante dal centro, non ci sono uomini d'affari e turisti da tutto il mondo. Non si sono mai visti. Non ci sono sedi centrali di banche, negozi di lusso o monumenti storici. Ci sono solo abitazioni, negozi e locali per le necessità quotidiane della gente del posto. Nel piccolo cortile di una casa, una numerosa famiglia di malesi di etnia cinese sta dando un barbecue. Ci sono più o meno una ventina di parenti che conversano allegramente mentre mangiano spaghetti cinesi alla soia, spiedini di gamberi, carne alla brace, insalata e pasta pesto e tonno.
Un momento... Cosa diavolo ci fa la pasta pesto e tonno in una cena di famiglia a Kuala Lumpur?
Per chi ha seguito le mie peripezie lungo questo anno, la risposta è facile. Per chi si mettesse all'ascolto solo ora, può darsi una lettura veloce al blog o rimanere col fiato sospeso e seguire la storia delle avventure in terra Malese e scoprire l'arcano di questo mistero e soprattutto le bellezze e il fascino di una terra di cui mi appresto a scrivere una quasi mini guida turistica per chi, magari dopo aver visitato le terre oltre i Carpazi, voglia cimentarsi in un'indimenticabile esperienza esotica nelle terre oltre l'Himalaya.

In foto: avevo detto che sarei andato sull'elefante! 

venerdì 31 maggio 2013

Mi scuso con i miei lettori

Lo so, è da un mese e mezzo che non scrivo niente sul mio blog, e per questo mi scuso con i miei venticinque, affezionati, lettori. Mi piacerebbe raccontarvi del padrone del ristorante cinese che per due ore è stato a parlare di un certo “tojo” con la mia ragazza Jovy e l'amica, ovviamente in cinese, e io sono intervenuto solo quando ho rovesciato il vassoio con gli spaghetti sui miei pantaloni. O di quando una dottoressa credeva che fossi un italiano emigrato da secoli in Romania e che quindi non sapessi parlare italiano. O quando, durante il soggiorno a Roma, vedendo i biglietti della metropolitana bucati, li volevo buttare perchè credevo fossero già usati, salvo essere fermato appena in tempo da Jovy. O del pomeriggio turistico in giro per Foggia, o dei miei patetici e inconcludenti sforzi per apprendere le basi della lingua tedesca, o di tutte le cose che ho imparato, come che in Cina, se ti fratturavi un osso davanti al re, venivi punito col carcere!!
Però ho avuto qualche piccolo problemino di salute, fisica e forse pure mentale. Sono stato anche ricoverato in ospedale e in farmacia mi hanno fatto addirittura la tessera fedeltà. Inutile che vi sto a dire cosa ho avuto, potete semplicemente aprire una pagina a caso di un libro di medicina.
Vabbè, ora sto esagerando come al mio solito. Fra un mese sarò a Foggia con Jovy e di sicuro starò meglio, lo sento. Altrimenti cambierò il nome del blog in “Cronache di un Erasmus oltre le nuvole”, con San Pietro special guest.

In foto: vedo la maestà der Colosseo

Nel video: una delle future malattie che potrei avere.




martedì 16 aprile 2013

Il mio Erasmus come una serie tv

Ho sempre detto che in questo Erasmus non ci si annoia mai e che ogni giorno è una storia a sé, differente dal giorno precedente e dal giorno seguente, ma il tutto segue un filo conduttore. Ed è per questo che sembra proprio di vivere gli episodi di una serie tv. Tanti sono i personaggi. C'è il protagonista, in questo caso il sottoscritto, e i co-protagonisti, amici con cui mi vedo quasi ogni giorno e che hanno una loro personale storia che conosco bene e che scorre parallela alla mia. Ci sono gli altri personaggi principali che hanno un ruolo importante ma stanno qualche gradino sotto ai co-protagonisti. E poi via via ci sono tutti gli altri: personaggi secondari, special guest, personaggi apparsi solo per un breve periodo ma con un ruolo importante, fino ad arrivare alle semplici comparse. Ovviamente, come in ogni serie tv e film, ci sono i vari cattivi e antagonisti. Ma se anche nei Puffi ci sono Gargamella e Birba, non vedo perchè non dovrebbero stare nella mia personale serie tv. E poi ci sono i caratteristi. I caratteristi sono quei personaggi che hanno un ruolo molto limitato e circoscritto al loro, appunto, carattere particolare che raramente si evolve nel tempo, a differenza dei personaggi principali. E qui i caratteristi non mancano, dal “ragioniere” al “recordman”, passando per la signora che fa le pulizie nel palazzo che, quando c'è qualche novità in un appartamento, si mette a pulire proprio la porzione di pianerottolo davanti a quella porta, al baldanzoso giovanotto che si finge mio grande amico a mia insaputa solo per provarci con le mie amiche, fallendo miseramente.
Tutto questo dà vita a un'appassionante serie tv piena di storie di avventura, amicizia, malinconia, e anche comiche. Ma in tutte le serie tv, c'è un elemento che non manca mai. È quello attorno al quale gira tutta la sceneggiatura. Ed è la storia d'amore. E anche questa fa parte della mia serie tv, e sono sicuro che, quando l'Erasmus finirà, darà vita a un piacevole spin-off.



Wǒ ài nǐ Jovy

domenica 31 marzo 2013

Le chiavi di ricerca assurde

Ed eccoci arrivati all'appuntamento più atteso! Per festeggiare il superamento delle 2000 visite al mio blog (per la precisione 2145), ecco a voi le migliori, o peggiori, chiavi di ricerca con cui il popolo della rete ha trovato su Google il mio blog.

Classifica per la categoria “Parole in libertà”:

9. Tavola 28
8. Maccio Capatonda
7. Apertura aeroporto di Iasi per neve (semmai chiusura)
6. Monumenti Vietnam
5. Viaggio a Chisinau + camion
4. Foto boss Foggia
3. Alla frontiera rumena sigarette senza timbro
2. Blog Foggia senza casco
1. Credevo che la vita fosse una passeggiata su un lago dorato

Classifica per la categoria “Erasmus e Romania”

9. Coliva in Ucraina
8. Erasmus medicina Torino Iasi (di questa ne sono particolarmente orgoglioso)
7. Usi e costumi di Iasi
6. Iasistyle.blog
5. Cioccolato Iasi
4. Festeggiare mio compleanno in Erasmus
3. Lavatrice erasmus
2. Se inserisco un dato sbagliato nella domanda Erasmus che succede?
1. Tette Erasmus

E infine, mettete a letto i bambini, classifica per la categoria “XXX”

6. Ragazze di Iasi – Targu Frumos ragazze – Cluj Napoca ragazze
5. Cluj Napoca ragazze 2012 (questo merita di più perchè ha specificato l'anno)
4. Zoccole Iasi
3. Ragazze Iasi esperienze
2. Porno donne con iasini
1. Giovanissime ragazze rumene che si vendono a Iasi

Nella foto: la facoltà di Medicina di Iasi, con in primo piano il sempiterno fuoco della saggezza.


domenica 24 marzo 2013

Il big match

Prima di narrarvi della partita di calcio, voglio spezzare una lancia a favore della città di Vaslui. Ebbene si, ho fatto una gita in solitaria a Vaslui. Tutti, specialmente i miei amici Rumeni, mi hanno detto “Ma che ci sei andato a fare lì? Non c'è niente!”. Anche quando sono arrivato, gli autisti mi hanno detto “Torna a Iasi, è inutile che vedi questa città.” Vaslui è la Foggia della Romania, e mezza giornata lì non è affatto persa, anzi. E allora, per tutto questo dico: forza Vaslui, sono con te!

Avevo sempre rispettato il Primo Comandamento dello Stadio di Foggia “Pino Zaccheria”: non avrai altro stadio all'infuori di me. Poi, un sabato, invitato da due amici Malesi, sono andato allo stadio “Emil Alexandrescu” di Iasi a vedere l'incontro di cartello fra CSMS Iasi e CFR Cluj. Ecco la cronaca di questo avvincente match:
Serata fredda allo stadio Alexandrescu, ma con poco vento e abbastanza buona per una partita di calcio. Le squadre stanno effettuando il riscaldamento. Ecco che entra nello stadio la “Torcida” dello Iasi: uno sparuto gruppetto di una trentina di ragazzi che intona cori in maniera non del tutto convinta, conscia che la propria squadra del cuore passa un momento di grossa difficoltà e si appresta ad affrontare i campioni in carica. Sugli spalti, come da tradizione, quasi tutti i tifosi mangiano semi di girasole, lasciando sulle gradinate una moquette formata dalle scorze dei suddetti semi. Le squadre entrano in campo. Inizia la partita! Nel primo tempo l'incontro è avaro di emozioni, ma il vero spettacolo è sugli spalti dove, al centro e in prima fila, c'è un volto nuovo, un novello tifoso, dovrebbe essere Italiano. Usiamo il condizionale perchè egli si agita e urla in una lingua incomprensibile fasi come “Fuj, fuj!”, “Oh e che pid a ban'n!”, “Arbitro! N'do tin l'ucchj?”, “Che cazz sti a ffa? Arrpigght!” “Ma qua n'n z vend u Borghett?”.
Nel secondo tempo la partita entra nel vivo e arrivano i due gol, entrambi su azioni d'angolo. Prima segna lo Iasi con Milea, poi pareggia il Cluj con Rada. Nel finale gli ospiti vanno vicini al vantaggio, ma il portiere di casa Irimia si conferma il migliore in campo, e proprio negli ultimi secondi lo Iasi ha ben due occasioni per il colpaccio ma le spreca malamente. Finisce la partita con i tifosi che applaudono i loro beniamini mentre si chiedono chi diavolo fosse quell'esagitato in prima fila.

Esagitato che potete vedere, cerchiato di rosso, nella foto presa dal sito ufficiale del CSMS Iasi.

Nella seconda foto: la piazza principale di Vaslui con l'onnipresente statua di Stefan Cel Mare.



martedì 19 marzo 2013

100 giorni

Mancano circa 100 giorni al mio definitivo ritorno in Italia. Non sono pochi, ma non sono neppure tanti. Anzi, sono sicuro che passeranno troppo in fretta. E allora voglio vivere pienamente ogni momento di questa mia seconda vita rumena. Ma questo non significa fare chissà cosa di eclatante, per me vuol dire entrare completamente in questa vita che fra cento giorni finirà. E quando finirà, porterà con sé tutte le persone e gli amici che ho conosciuto qui. Con la maggior parte di loro so già che non mi sentirò più, al massimo ci scambieremo gli auguri di buon compleanno su facebook per un paio di volte. Con altri ci sentiremo ogni tanto, per poi distaccarci del tutto. Ma con alcuni, veramente importanti e pochi, perchè i veri amici sono sempre pochi, beh con loro voglio, è mia intenzione, rimanere amico anche quando tornerò alla mia vita italiana. Perchè dopo un anno in cui hai condiviso tutto, non può finire con un commosso abbraccio di addio. Le vere amicizie resistono alla lontananza, e sono sicuro che le mie lo sono. E un viaggio in qualche paese lontano, ora che ho preso confidenza con l'aereo, non è mica da escludere!
Ma ora basta filosofeggiare che mi incarto pure, altri 100, pieni, giorni mi aspettano...



giovedì 28 febbraio 2013

Il mistero della chiave fantasma

I Foggiani si lamentano sempre che tutti i fondi della regione vanno a Bari e alla loro città restano solo le briciole. Che ai Baresi vanno gli onori e ai Foggiani gli oneri. Che Nichi Vendola fa tutto il possibile per Bari, lasciando Foggia al suo triste destino. Si potrebbe obiettare che tutto questo non è vero, ed è dovuto solo a un antico e radicato campanilismo. Fino a una decina di giorni fa, anche io credevo che tutte queste dicerie non avessero una base reale. Ma poi mi sono dovuto ricredere quando è arrivata la nuova coinquilina Barese. Ma andiamo con ordine.
Quando arrivai a Iasi a Settembre, la padrona di casa mi mostrò la cassetta della posta.

Come potere notare dalla foto (è quella centrale, col numero 25 sbiadito) l'angolo in alto a sinistra è divelto. La padrona mi spiegò che non aveva la chiave del lucchetto, e che per prendere la posta bisognava inserire le dita in quella fessura e, come una chela di granchio, tirare fuori la posta. Infatti lei mi dette una dimostrazione pratica e, con affanno, riuscì a tirar fuori la posta. Dopo circa un mese scesi a prendere la posta col marito della padrona di casa, e anche lui adottò questa bizzarra tecnica di estrazione. Per cinque, lunghi, mesi, ho affinato sempre di più la tecnica della chela di granchio, inserendo un prezioso gioco di mignolo che inserivo in uno dei tre buchi al centro della cassetta, e facendo ormai l'abitudine agli sguardi stupiti degli altri condomini che mi vedevano impegnato in questa operazione.
Mentre ero in gita a Cluj (di cui ho parlato nei precedenti due post) la coinquilina Francese ha lasciato le chiavi di casa nella cassetta della posta ed è partita. Chiavi che sono state subito prese dalla nuova coinquilina Barese. Quando tornai da Cluj, una delle prime cose che le chiesi è se avesse avuto parecchi problemi a prendere le chiavi dalla cassetta. Mi guardò con aria stupita e mi rispose che no, non aveva incontrato nessun problema. Passarono i giorni, le ore e, se li conti, anche i minuti, e io non mi capacitavo di come avesse potuto pescare la chiave tanto facilmente, e lei non riusciva a spiegarsi il perchè della mia preoccupazione.
Dopo un po' di giorni, parlando, finalmente il mistero fu rivelato: i padroni di casa avevano dato alla nuova coinquilina un terzo mazzo di chiavi. Codesto mazzo conteneva, oltre alle due chiavi della porta e a uno stranissimo codice a barre per aprire il portone, anche una chiavetta più piccola. Che cosa potrà mai essere questa chiavetta? Cosa potrà mai aprire? Ovviamente la cassetta della posta! Ma i proprietari non lo sapevano. Pensavano forse che servisse ad aprire lo scrigno di Davy Jones o che fosse una delle due chiavi del cor di Federigo?
Ora la posta la prende sempre la mia coinquilina, ma io, in qualche raro rigurgito nostalgico, uso ancora la mano a chela di granchio. Il mio Erasmus sarà ricordato anche per questo.

domenica 24 febbraio 2013

Cluj-Napoca episodio 2: Nel mezzo del cammin del mio Erasmus

Cluj è davvero una bellissima città. Se mai vi trovaste da quelle parti, consiglio caldamente di visitarla. Non descriverò più di tanto ciò che ho visto. Andando su Wikipedia troverete informazioni e descrizioni molto più dettagliate e precise di quelle che potrei darvi io. E allora, che dire? Dovrei tornare in Italia fra poco più di quattro mesi, e so che mi dispiacerà maledettamente lasciare Iasi e tutti gli amici che ho trovato qui. Ma rivedere Adele, mia amica dell'università di Foggia, mi ha riportato per qualche giorno alla mia vita Italiana, fortunatamente piena di amici fantastici. E quando venerdì mattina è arrivata a Cluj la mia amica torinese (quella della storia della radio), queste due mie vite, che fino ad allora scorrevano parallele, si sono incrociate, ed è stata una strana ma felice sensazione.
Tornando alla cronaca, Cluj ha un centro città molto diverso da quello di Iasi, ed è davvero piacevole passeggiare tra le grandi Cattedrali, il teatro, i palazzi eleganti ben ristrutturati. Una grande sorpresa è stato trovare un “Palazzo di Barbie” anche a Cluj, e i Foggiani sanno a cosa mi riferisco. Altra grande sorpresa è stato venire a conoscenza che lì non si filano quasi per niente il mitico Stefan cel Mare. Cacchio, quel tipo è stato un grande! Come potete non dedicargli almeno una statua nella piazza principale? Per superare questa delusione, Adele mi ha portato in ottimi ristoranti, dove ho dato libero sfogo alla mia famelicità. Per digerire i fieri pasti, abbiamo fatto lunghe camminate nell'innevato giardino botanico e nel parco pubblico, al cui interno si trova l'antico casinò e un lago ghiacciato dove sono abbondate le foto, dato che, in vita mia, non avevo mai visto un lago ghiacciato, c'è sempre una prima volta. Ma, pensandoci bene, questo proverbio è sbagliato. In realtà c'è sempre un'ultima volta, molto meno una prima. Per me non ci sarà mai una prima vittoria in una gara olimpica di sollevamento pesi, così come non riuscirò mai a dire correttamente “Ramarro marrone” per la prima volta. Ma, in questo Erasmus, ci sarà l'ultima volta che mangerò un covrig da Pertu, l'ultima volta che attraverserò col rosso il semaforo di fronte casa fra gli sguardi di rimprovero degli altri pedoni, e l'ultima volta che saluterò amici molto importanti. Proprio a questo pensavo sul treno durante il ritorno a Iasi. Treno dove la presa elettrica funzionava, c'era gente, nessun barbone ha rotto le palle, ed è arrivato a destinazione pure con qualche minuto di anticipo.

Nella foto: al lago ghiacciato con Adele, che saluto caramente, ringrazio per l'ospitalità, e a cui prometto di informarmi su chi sia la cantante Adele.

martedì 19 febbraio 2013

Cluj-Napoca episodio 1: Vagabondo sul Romania Express

Volevo scrivere del mio epico viaggio a Cluj già da domenica sera, ma impegni universitari e opere di bonifica del territorio mi hanno impedito di descrivervi celermente la mia avventura in Transilvania. Parto da Iasi, col treno, da solo, alle 15:30. La mia amica Adele, Leccese ma ormai convertita al Foggianesimo, mi aspettava a Cluj a mezzanotte e mezza. Ebbene si, sono nove ore di treno fra le innevate lande rumene. Un'amica mi aveva rassicurato che sulle carrozze avrei trovato prese elettriche a volontà, così porto il laptop con l'intenzione di passare il lungo tempo del viaggio vedendo film. Povero illuso! Entrato nel mio scompartimento, noto con piacere che i miei compagni di viaggio erano ragazzi e ragazze dall'aria pulita e che, proprio vicino al mio posto, c'era una bella presa elettrica. Metto la batteria al computer e inizio a vedere Braveheart – Cuore Impavido. Dite che volete, ma non vedevo quel film da quindici anni, o erano quindici anni che non lo vedevo, traduci! (La capiranno in pochissimi). Insomma, quando alla fine del film mancavano circa quindici minuti, la batteria mi da il segnale di scarica. Tutto convinto, inserisco la spina ma...niente corrente. Provo anche ad altre spine per la carrozza ma non funzionava nessuna. E infatti molti dei pochi altri passeggeri si trovavano nella mia stessa situazione. Mentre bestemmio fra i denti e incomincio a immaginare come avrei potuto passare altre sei ore in treno da solo, non potendo nemmeno dormire perchè mi ero svegliato tardi e non avevo sonno, ecco che i simpatici ragazzi scendono, e sale uno sbandato mezzo ubriaco e puzzolente che prende posto proprio nel mio scompartimento, iniziando a comunicare con me in uno strano rumeno. Non contento della situazione, prendo i bagagli e mi sposto nello scompartimento a fianco, uno dei pochi pieni. Ma dopo pochi minuti la ragazza che stava lì scende, e ritorna il vagabondo sproloquiante. Con la scusa che anche lì la spina non funzionava (ma era vero), me ne vado ed entro in un'altra carrozza dove non c'era proprio nessuno. Mentre provo anche qui le prese utilizzando il caricabatterie del mio telefono vecchio, ecco che appare il barbone molesto, che mi fa cenno di aspettare e scrive su un foglietto “10 Ley” E inizia a dirmi “Zece Lei, zece Lei”. In pratica voleva dieci Lei da me. Il Leu è la moneta rumena. Gli dico di no ed entro in un'altra carrozza, stavolta di quelle tipo pullman, dove almeno c'erano altre cinque o sei persone. Mi siedo, anche qui le prese non funzionano, e poi sento alle mie spalle una presenza, un qualcosa di incombente. Mi giro, era di nuovo l'irritante clochard col suo sudicio biglietto che continuava a dirmi che voleva quegli stramaledetti zece Lei. A quel punto, irritato sia da lui che dal fatto che avrei dovuto passare sei ore senza far niente, mi incazzo alla foggiana maniera, e in dialetto foggiano invito l'assillante mendicante a lasciarmi in pace. Spaventato dalla mia improvvisa e folkloristica reazione, scappa via e non lo vedo più.
Per fortuna, di fronte a me era seduta una studentessa rumena che parlava inglese e che faceva il mio stesso viaggio da Iasi a Cluj (o, meglio, Cluj-Napoca). Così, un po' parlo con questa ragazza, un po' mi messaggio con amici su Whatsapp, scaricando un'intera batteria e la metà dell'altra, un po' navigo su internet, finalmente arrivo a destinazione. Prendo un taxi e, imbambolato dallo stressante viaggio, invece di mostrare al tassista il messaggio di Adele dove mi aveva scritto il suo indirizzo, gli mostro, credendo fosse l'indirizzo, un messaggio in cui era scritto “Apeluri pierdute 3”. Che significa che avevo tre chiamate perse. Chiarito l'equivoco mi porta a destinazione. Solo che sbaglia numero della scala e mi lascia in un parco giochi condominale. Chiamo Adele “Dove sei finito?” “Ma come sto parco giochi?” “Ma dove mi trovo?”... Quando finalmente, da dietro il grande scivolo, ecco apparire Adele. Tiro un sospiro di sollievo e le vado incontro festoso. Dopo aver divorato la cena gentilmente offerta dalla mia amica, cado in un sonno ristoratore. Al mattino...no basta, ho già scritto troppo per ora. I miei giorni a Cluj, ricchi di sorprese, colpi di scena e maledizioni a facebook (poi vi svelerò il perchè) saranno narrati nella prossima puntata.
La revedere.

Nella foto: uno scorcio della caratterisica campagna innevata rumena vista dal treno. Si noti il gregge di pecore.

sabato 19 gennaio 2013

Oppa Iasi Style

Mi sono accorto che su questo blog ho scritto, fin ora, solo esperienze e sensazioni personali. Non ho ancora scritto niente che possa essere di pubblico interesse. E infatti ho ricevuto anche dei commenti un po’ critici in merito:

“Mi consenta, sono entrato in questo blog credendo di trovare un po’ di figa rumena per le mie cene eleganti, ma non c’è nemmeno la foto di un mezzo culo. Che blog inutile, cribbio!” Silvio Berlusconi
 “Questo blog fa talmente pena che la fame mi è passata anche se non mangio da una settimana.” Marco Pannella
“Ma che ci azzecca la storia di capodanno con l’erasmus?” Antonio Di Pietro
 “Che blog infedele! Bruceremo in piazza le bandiere del Foggia!” Mahmud Ahmadinejad
“Mai letta nemmeno una riga. Lo tengo sempre ridotto a icona e lo apro solo quando passa il Cardinal Ruini, per non farmi scoprire da lui mentre guardo i video porno.” Benedetto XVI
“E la cosa piu bela ke o leto.” Francesco Totti
 “Vaffanculo!” Beppe Grillo

E così, per far contenti tutti loro, questa volta vi parlerò di alcuni usi e costumi di Iasi. Innanzitutto non si pronuncia “Iasi” ma “Iasci” o, se proprio volete fare i fighi, “La Yash”.
Uno dei punti di forza di Iaşi sono i negozi Petru dove vendono dei covrigi e altre leccornie. La cosa più bella è andare a prendere un covrig prima di andare in biblioteca. Ma perché il signor Petru non apre delle filiali anche in Italia? Ebbene si, altro che le amiche di Torino, saranno i covrigi che mi mancheranno tanto una volta tornato a Foggia!
Se invece avete voglia di una pizza…beh, le pizzerie non mancano. Solo che la qualità della pizza non è proprio eccelsa e poi, anche se è scritto che la pizza è con salsa di pomodoro, ti portano una pizza bianca e un piccolo recipiente con una specie di ketchup che devi mettere tu sulla pizza. Inoltre nelle pizzerie, ma anche in qualsiasi altro ristorante, c’è il terribile “cameriere mescente”. Costui ti porta l’acqua in una bottiglietta, la apre, e ne versa una metà nel bicchiere. Appena il livello dell’acqua scende sotto la metà bicchiere, lui si precipita e ti versa l’altra acqua. Tu vorresti dire “Me la verso da solo!” (citazione che solo pochissimi capiranno) ma niente, lui ti verserà tutta l’acqua fino all’ultima goccia anche se stavi andando via e volevi portare l’acqua con te.
A proposito di locali, segnaliamo i negozi di alimentari non stop, imperterritamente aperti 24 ore su 24, qualsiasi giorno e in qualsiasi condizione storico-metereologica. Non chiuderebbero nemmeno se tornasse lo zombie di Ceausescu o se Adrian Mutu vincesse il pallone d’oro. Anche la celebre copisteria “PIM” fa orario non stop. Non ci crederete, ma è così comodo andare a farsi stampare delle slide alle due di notte dopo essere uscito con gli amici!
E ora passiamo alla viabilità. Sport nazionale di Iaşi è il sorpasso a destra. Dovrebbero istituire il gran premio di Copou. Per arginare il fenomeno, sono stati installati dei felicissimi semafori col conto alla rovescia che, più che altro, fanno da deterrente all’attraversamento pedonale. Infatti, se attraversi una strada quando il semaforo segna solo altri 3 secondi di verde e non sei Usain Bolt, ti ritroverai al centro della strada con le macchine che se ne strafregano di te e iniziano a sibilarti accanto mentre tu li bestemmi contro. Sempre riguardo la viabilità, ricordiamo i 1800 taxi che ci sono in città, che formano file lunghissime il weekend davanti alle discoteche, e che cazzo non ce n’era uno libero quando dovevo prenderne uno per andare all’aeroporto, e telefona e telefona ma tutti i numeri dei taxi erano occupati! (Ma questa è un’altra storia).
Un’altra simpatica caratteristica degli abitanti di Iasi è il farsi migliaia di segni della croce al giorno. I più, quando passano nei pressi di una chiesa, si fanno almeno tre segni della croce, ma spesso adottano il detto latino “melius abundare” e vanno giù pesanti con altri segni della croce. Ma le migliori sono state due giovani donne che, anche se non c’erano chiese nei paraggi, si sono fatte parecchi segni della croce, una passando davanti a un negozio di vestiti, l’altra davanti a una banca. Vabbè, coi tempi che corrono, prima di chiedere un mutuo, la prima cosa da fare è rivolgersi alla grazia divina!
Concludo questa mia rassegna con l’enorme stormo di corvi che, ogni giorno verso le 17, si libra nel cielo proprio davanti alla mia finestra come i famosi “stormi d’uccelli neri”, esuli pensieri di Carducciana memoria.

Nelle foto: il saporitissimo covriking e alcune “gipsy” con i loro abiti tipici. (No, anche se indossano quei vestiti fosforescenti non sono delle operaie della Società Autostrade).


martedì 15 gennaio 2013

La magia della radio

Qualche mese fa avevo fatto vedere il video del nuovo inno del Foggia Calcio, magistralmente realizzato dai celeberrimi Tavola 28, gruppo rap foggiano, a una mia amica torinese di erasmus. Tralascio i commenti sulla qualità del video e della canzone (mi reputo un nostalgico del vecchio inno di Marsico).

Sabato sera ero proprio con questa ragazza per una buona cena a base di cuscus. Accendiamo la radio su una stazione locale di Firenze, dove la dj, un’amica della mia amica, annuncia che la serata sarebbe stata dedicata interamente alla musica rap. Così scriviamo sulla pagina facebook di questa radio un saluto e un invito a trasmettere i grandi Tavola 28. E dopo un po’ di rap americano, arriva IL momento! La dj annuncia: “E ora un grande saluto alla nostra amica in erasmus in Romania che ci segue sempre e che ora ci consiglia di mettere un pezzo dei Tavola 28. Ma chi sono questi Tavola 28? Sono rumeni?”. E qui l’apoteosi: un altro dj, fiorentino, prende la parola: “No, sono foggiani”. “E tu come lo fai a sapere?”. “Sono originario di Foggia”. “Ah, non lo sapevo. Allora sì fugg’n!” La dj conclude dicendo che la serata è dedicata solo al rap estero, ma che non esiterà, dopo averli prima ascoltati, a trasmettere i Tavola 28 in una prossima occasione. Non vi dico l’indescrivibile gioia che io e la mia amica abbiamo provato!

Una serata trionfale ci voleva dopo quello che ci era capitato la sera prima. Dopo cena, sempre con questa mia compagna di avventure, avevamo deciso di raggiungere altri erasmus in un locale dove non eravamo mai andati, il “My way”, in cui si teneva un concerto. Vi ricordo che di questi tempi, a Iasi, la temperatura nelle ore notturne scende molto al di sotto dello zero. Arriviamo senza problemi nel luogo dove su internet era scritto l’indirizzo del locale: una lunghissima strada deserta e innevata. Iniziamo a fare su e giù per questa strada, cercando invano il numero civico, ma niente. Chiediamo informazioni a due tennisti che passavano di lì per caso (si, erano proprio due tennisti) che ci indicano però un altro locale, il “My day”. Poco dopo incontriamo un amico rumeno che si aggrega alla nostra caccia al tesoro. Percorriamo su e giù questo stradone più volte, mi prendo spaventi perché, dietro i cancelli, ci sono cani da guardia nascosti che abbaiano contro appena ci passi vicino. Chiediamo ai pochi passanti, ma nessuno conosce questo locale. Così, dopo più di due ore di giri in mezzo alla neve, finalmente incontriamo gli altri due erasmus, un tedesco e una francese, che intanto erano usciti dal fantomatico “My way” e andiamo in un pub. Qui giochiamo a indovinare i nomi di personaggi famosi scritti su un foglietto di carta attaccato in fronte. Perdo miseramente non riuscendo a indovinare il non difficilissimo Jack Sparrow.  Poi, quando ci alziamo, faccio testa contro testa col ragazzo tedesco e crolliamo sul tavolo fra le risate nostre e degli astanti.
 Mai immaginavamo che, dopo nemmeno 24 ore, avremmo avuto il nostro radiofonico momento di gloria. Un avvenimento che ricorderemo sempre con affetto e nostalgia e che, un giorno, racconteremo ai nostri eventuali nipoti: quando Firenze, Iasi, Torino e Foggia furono legate, per qualche minuto, grazie ai Tavola 28.

Nella foto: i Tavola 28 con un tizio che non so chi sia.
Nel video: una bella canzone di Eugenio Finardi sulla magia della radio.