lunedì 2 dicembre 2013

L'assassino ritorna sempre sul luogo del delitto

Ormai il progetto Erasmus è famosissimo, tant'è che anche i mitici Pooh hanno riadattato una loro canzone su questo tema:

“Dio delle città
e dell'università,
se è vero che ci sei
ed esami tu non fai,
vediamo se si può
imparare questo learning
e magari un po' cambiarlo,
prima che ci scada il termine.
Vediamo se si può
convalidare tutti gli esami,
senza violentarci più
con le firme sui programmi.
Ma quaggiù non siamo in Cielo,
e se perdi il confirmation sheet
sei soltanto un Erasmus solo.”


Di solito le seconde volte, i ritorni, i sequel sono deludenti. Tutta la carica di entusiasmo e novità si affievolisce e il risultato è la classica “minestra riscaldata” che non piace a nessuno. Basti pensare al seguito di Ritorno al futuro, alla seconda avventura di Shevchenko al Milan, o a tutte quelle volte che abbiamo incontrato un vecchio amico dopo tanti anni e la conversazione non è andata oltre un reciproco scambio di “Weeee Gianbastiano! Come stai?Tutto bene?” “Piercorrado! Chi si rivede! Si, tutto bene. E a te tutto bene?” “Anche a me tutto bene, grazie” “Mi fa piacere, fa piacere...” e qui uno dei due si ricorda di un improrogabile impegno.
Qualche settimana fa, sono tornato a Iasi, sacro luogo del mio Erasmus oltre i Carpazi. Ovviamente sono tornato per passare un po' di tempo insieme con la mia Jovy, e rivederla sorridente e a braccia aperte all'aeroporto è stata la più grande emozione di questo ritorno a Iasi. Sono stato, inoltre, molto contento quando ho riabbracciato tutti i miei amici del corso internazionale, primo fra tutti Ronny che è venuto con Jovy a prendermi all'aeroporto. Ma c'è stata un'altra emozione, altrettanto bella ma diversa: rivivere la mia quotidianità. C'è chi, per vivere esperienze forti, deve fare cose pazze o spericolate, come nuotare in un fiume pieno di coccodrilli, giocarsi la casa in una mano di poker, criticare Formigoni al meeting di Comunione e Liberazione. Per me, invece, è stato bellissimo ritornare a camminare in Strada Stefan Cel Mare, mangiare uno panino snitel pui al “El Barin”, comprare l'ottimo salame di tacchino all'Auchan, ripercorrere il sottopasso dell'Hala Centrala fra le bancarelle di frutta e verdura, infiltrarmi a qualche lezione indossando un attillato camice di Jovy, prendere un rustico da Petru o da Fornetti, studiare nella biblioteca dell'università, mangiare alla Cantina il famoso “cascaval pane” che piace solo a me, risentire parole come poftim, alceva, multumesc e foarte bine, visitare finalmente alcune antiche chiese che l'anno scorso non ho avuto tempo di vedere, e tante, tantissime altre cose che ora non vi sto a dire perché per chiunque sarebbe solo un noioso elenco che, nello specifico, solo chi è stato a Iasi può capire; ma, chiunque è ritornato in un luogo che gli è caro, potrà comprendere questo inebriante ma indescrivibile sentimento.
Infine è stato bello conoscere i tanti studenti Erasmus che quest'anno popolano la facoltà di Medicina. In loro ho rivisto me stesso e le mie amiche Torinesi e Baresi. Tutti gli Erasmus hanno una base comune, fatta dalla voglia di fare nuove esperienze e amicizie, dai dubbi e le paure verso gli esami e la loro agognata convalida, dall'iniziale spaesamento in una realtà completamente nuova, all'entusiasmo di vivere questa avventura. Ma, tolti questi elementi comuni, ognuno farà esperienze diverse e soprattutto le vivrà e le sentirà in maniera diversa. Non importa se andate oltre i Carpazi, oltre le Alpi o i Pirenei, il romanzo che avrete scritto in quei giorni sarà unico e irripetibile e, in futuro, lo potrete sfogliare ricordando sorridendo i bei momenti passati, o lo lascerete ancora aperto, perchè quell'Erasmus è stato il primo capitolo di una nuova vita ancora tutta da scrivere.

Nella prima foto: il mille volte percorso Bulevardul Independentei.
Nella seconda foto: l'indimendicabile Targu Cucu.