sabato 26 ottobre 2013

Breve guida al viaggio in aereo

Fare il primo viaggio in aereo non è così facile. La prima volta che presi l'aereo, percorsi l'ultimo corridoio dell'aeroporto di Bari come se fosse “Il miglio verde”. Così, per dare una mano ai neofiti di questo mezzo di trasporto, cercherò, in poche righe, di esorcizzare le vostre paure (o di farvi passare totalmente la voglia di prendere l'aereo).

L'aeroporto non è affascinante e romantico come una stazione, ma si può comunque trovare qualche spunto interessante. Ad esempio, guardando l'enorme campionario di etnie umane che vi si ritrovano: ci sono gli inglesi con i loro pantaloncini corti sbiaditi, maglietta lisa e volti emaciati. Africani con improbabili vestiti tradizionali che sembrano il pigiama del nonno. Cinesi con la maglietta “Parigi” comprata a Roma. Donne arabe tutte allegramente bardate di nero da capo a piedi. Gruppi di Napoletani che indossano strati di vestiti perché la loro valigia superava di molto il peso consentito. Frotte di ragazze giapponesi vestite come le protagoniste dei manga. Russi che litigano con il doganiere. Classici sudamericani con la panza e il baffone che parlano velocissimo. Suore italiane che superano tutti alla fila per il check in perché “Abbiamo urgenza perché siamo in missione e abbiamo chiesto il permesso”, salvo poi trovarle comodamente sedute a un tavolino di un bar a ingurgitare pizza, facendo strozzare in gola un pesante insulto anche al più bigotto.
E proprio al check-in, dopo una noiosa fila, metti la valigia sul nastro trasportatore che fa anche da bilancia. Il terrore che la valigia ecceda il peso è costante e fondato. In quei secondi che utilizzi per sollevare il bagaglio e poggiarlo sul nastro, ti passano davanti agli occhi tutti i momenti in cui hai preparato la valigia: “forse potevo evitare di portare due chili di caciocavallo per zia Filomena” pensi. Una goccia di sudore freddo ti solca la fronte. Fissi il display che darà il verdetto irrevocabile: 22,8 chili su 23 concessi. In quel momento ti senti più leggero di quando hai firmato il registro dopo l'esame di Biochimica. Saluti la valigia temendo di non rivederla mai più, soprattutto se il volo comprende uno scalo, e ti allontani passando fra gruppi di Napoletani costretti ad indossare una marea di vestiti in piena estate per cercare di alleggerire di qualche chilo i loro bagagli.
E così giungi al temuto metal detector. Poco prima di fare la fila bevi controvoglia tutte le tue provviste d'acqua che ti eri portato per il viaggio in treno. Passato il controllo dovrai subito fiondarti in un bagno, e poi acquistare al triplo una bottiglietta d'acqua al bar del terminal. In coda al metal detector metti computer e contenuto delle tasche in anonime vaschette celesti, mentre ti avvicini titubante verso quello Stargate che è il metal detector reggendoti i pantaloni con una mano, visto che hai dovuto togliere anche la cinta, mentre una poliziotta ti guarda annoiata perché ha appena finito di perquisire una decina di arabe in burqa che facevano puntualmente scattare l'allarme.
Dopo di che avanti col controllo passaporti, dove il poliziotto, in stille 883, “ti chiede: man, dove vai?”, ritenendo strano che tu voglia recarti a Iasi.
Ora manca più di un'ora di tempo all'imbarco. Ma si, andiamo a vedere questi famosi negozi duty free. Non so se le sigarette costano davvero meno perché non conosco i prezzi normali, ma tutte le altre cose costano un casino di più che in un normalissimo negozio in città. Un chilo di pasta 16 euro, e non vi dico la cioccolata. Duty free un cazzo!
Ormai manca poco all'imbarco. La hostess apre il gate. Tutti quanti si fiondano a fare la fila nemmeno come se distribuissero oro gratis, salvo poi aspettare in piedi e al freddo nella navetta che li porterà all'aereo, mentre tu rimani comodamente seduto in aeroporto imbarcandoti per ultimo.
Sali sull'aereo, proprio davanti a te c'è l'impedito che non riesce a ficcare il bagaglio a mano nel portabagagli. Finalmente ti siedi e noti che i tuoi vicini sono tutti per lo più giovani dall'apparenza rilassata. E in effetti è solo in apparenza. Le prime avvisaglie si hanno mentre una hostess ripete le procedure di emergenza, quando il tuo vicino controlla dove è situato il sacchetto per vomitare. Poi finalmente l'aereo inizia a muoversi lentamente per guadagnare la pista di partenza che non arriva mai, tant'è che inizi a pensare che in realtà non decollerà mai e presto imboccherà l'autostrada per portarti a destinazione via terra. Poi, quando ormai ti stai per addormentare, ecco un rombo di motori, il tuo vicino stringe i pugni, si sente un urlo isterico di una ragazza, quello davanti a te firma il testamento. Vai col decollo, ti si chiudono le orecchie mentre guardi la città diventare sempre più piccola. I tuoi vicini ora sono di nuovo rilassati. È ora del pasto, quelli che hanno più paura si fingono esperti e prendono del vino, sperando che il cervello sia abbastanza annebbiato durante l'atterraggio.
Ad un certo punto la maggior parte delle luci si spengono mentre la hostess invita ad allacciare le cinture di sicurezza: siamo pronti all'atterraggio! La tensione è palpabile. Stavolta vedi la città diventare sempre più grande e non ti giri a guardare chi sta emettendo rantoli di terrore. L'aereo tocca terra, fa un piccolo sobbalzo e tutti emettono un gridolino strozzato. Le luci si riaccendono e l'aereo inizia a camminare sulla pista d'arrivo, mentre la hostess annuncia la temperatura esterna e invita a tenere allacciate le cinture fino a che l'aereo non si sia fermato del tutto. Nessuno lo farà. Se i passeggeri sono a maggioranza italiana, si sentirà un fragoroso applauso di sollievo.
A questo punto inizia il tutti contro tutti. I passeggeri si guardano l'un l'altro con aria di sfida: il primo che slaccerà la cintura darà il segnale per scatenare l'infermo. Non appena si sente il primo “click” di una cintura slacciata, inizia la ressa per prendere il bagaglio a mano e fiondarsi nello stretto corridoio menando spallate a chi si sta alzando dal sedile per raggiungere quanto prima l'uscita, in modo da guadagnare posizioni per il controllo passaporti. Esci dall'aereo biascicando male un saluto alla hostess nella sua lingua e ti fiondi correndo verso il controllo passaporti, superando frotte di passeggeri che scendono dal tuo e da altri aerei. Un poliziotto annoiato ti dà una rapida occhiata confrontando la tua faccia ancora sconvolta e sudata per la corsa con la foto sul passaporto dove sembri un ergastolano della Caienna.
Siamo all'ultimo step: ritirare il bagaglio da stiva. Ti avvicini al nastro trasportatore infilandoti a gomitate fra due reticenti turisti americani ciccioni. Tutti gli occhi sono puntati sulla tendina di plastica nera da dove usciranno i bagagli. La tensione è alle stelle. Sembra che quella tendina stia per partorire tuo figlio, invece ti consegnerà solo una valigia contenente una marea di vestiti di cui userai solo meno della metà. Iniziano a uscire le prime valige. Guardi con invidia i fortunati che abbracciano subito il loro tesoro. Il tempo passa, e anche le valige. Siete rimasti in pochi ad aspettare. Mentre già pensi a come fare il reclamo per il bagaglio perduto, ecco che appare la tua valigia! La afferri in modo deciso e con gli occhi lucidi e ti dirigi fiero verso l'uscita. Una grande avventura è terminata.

In foto: un magnifico esemplare di Tarom vola maestoso nei cieli rumeni.



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