giovedì 28 febbraio 2013

Il mistero della chiave fantasma

I Foggiani si lamentano sempre che tutti i fondi della regione vanno a Bari e alla loro città restano solo le briciole. Che ai Baresi vanno gli onori e ai Foggiani gli oneri. Che Nichi Vendola fa tutto il possibile per Bari, lasciando Foggia al suo triste destino. Si potrebbe obiettare che tutto questo non è vero, ed è dovuto solo a un antico e radicato campanilismo. Fino a una decina di giorni fa, anche io credevo che tutte queste dicerie non avessero una base reale. Ma poi mi sono dovuto ricredere quando è arrivata la nuova coinquilina Barese. Ma andiamo con ordine.
Quando arrivai a Iasi a Settembre, la padrona di casa mi mostrò la cassetta della posta.

Come potere notare dalla foto (è quella centrale, col numero 25 sbiadito) l'angolo in alto a sinistra è divelto. La padrona mi spiegò che non aveva la chiave del lucchetto, e che per prendere la posta bisognava inserire le dita in quella fessura e, come una chela di granchio, tirare fuori la posta. Infatti lei mi dette una dimostrazione pratica e, con affanno, riuscì a tirar fuori la posta. Dopo circa un mese scesi a prendere la posta col marito della padrona di casa, e anche lui adottò questa bizzarra tecnica di estrazione. Per cinque, lunghi, mesi, ho affinato sempre di più la tecnica della chela di granchio, inserendo un prezioso gioco di mignolo che inserivo in uno dei tre buchi al centro della cassetta, e facendo ormai l'abitudine agli sguardi stupiti degli altri condomini che mi vedevano impegnato in questa operazione.
Mentre ero in gita a Cluj (di cui ho parlato nei precedenti due post) la coinquilina Francese ha lasciato le chiavi di casa nella cassetta della posta ed è partita. Chiavi che sono state subito prese dalla nuova coinquilina Barese. Quando tornai da Cluj, una delle prime cose che le chiesi è se avesse avuto parecchi problemi a prendere le chiavi dalla cassetta. Mi guardò con aria stupita e mi rispose che no, non aveva incontrato nessun problema. Passarono i giorni, le ore e, se li conti, anche i minuti, e io non mi capacitavo di come avesse potuto pescare la chiave tanto facilmente, e lei non riusciva a spiegarsi il perchè della mia preoccupazione.
Dopo un po' di giorni, parlando, finalmente il mistero fu rivelato: i padroni di casa avevano dato alla nuova coinquilina un terzo mazzo di chiavi. Codesto mazzo conteneva, oltre alle due chiavi della porta e a uno stranissimo codice a barre per aprire il portone, anche una chiavetta più piccola. Che cosa potrà mai essere questa chiavetta? Cosa potrà mai aprire? Ovviamente la cassetta della posta! Ma i proprietari non lo sapevano. Pensavano forse che servisse ad aprire lo scrigno di Davy Jones o che fosse una delle due chiavi del cor di Federigo?
Ora la posta la prende sempre la mia coinquilina, ma io, in qualche raro rigurgito nostalgico, uso ancora la mano a chela di granchio. Il mio Erasmus sarà ricordato anche per questo.

domenica 24 febbraio 2013

Cluj-Napoca episodio 2: Nel mezzo del cammin del mio Erasmus

Cluj è davvero una bellissima città. Se mai vi trovaste da quelle parti, consiglio caldamente di visitarla. Non descriverò più di tanto ciò che ho visto. Andando su Wikipedia troverete informazioni e descrizioni molto più dettagliate e precise di quelle che potrei darvi io. E allora, che dire? Dovrei tornare in Italia fra poco più di quattro mesi, e so che mi dispiacerà maledettamente lasciare Iasi e tutti gli amici che ho trovato qui. Ma rivedere Adele, mia amica dell'università di Foggia, mi ha riportato per qualche giorno alla mia vita Italiana, fortunatamente piena di amici fantastici. E quando venerdì mattina è arrivata a Cluj la mia amica torinese (quella della storia della radio), queste due mie vite, che fino ad allora scorrevano parallele, si sono incrociate, ed è stata una strana ma felice sensazione.
Tornando alla cronaca, Cluj ha un centro città molto diverso da quello di Iasi, ed è davvero piacevole passeggiare tra le grandi Cattedrali, il teatro, i palazzi eleganti ben ristrutturati. Una grande sorpresa è stato trovare un “Palazzo di Barbie” anche a Cluj, e i Foggiani sanno a cosa mi riferisco. Altra grande sorpresa è stato venire a conoscenza che lì non si filano quasi per niente il mitico Stefan cel Mare. Cacchio, quel tipo è stato un grande! Come potete non dedicargli almeno una statua nella piazza principale? Per superare questa delusione, Adele mi ha portato in ottimi ristoranti, dove ho dato libero sfogo alla mia famelicità. Per digerire i fieri pasti, abbiamo fatto lunghe camminate nell'innevato giardino botanico e nel parco pubblico, al cui interno si trova l'antico casinò e un lago ghiacciato dove sono abbondate le foto, dato che, in vita mia, non avevo mai visto un lago ghiacciato, c'è sempre una prima volta. Ma, pensandoci bene, questo proverbio è sbagliato. In realtà c'è sempre un'ultima volta, molto meno una prima. Per me non ci sarà mai una prima vittoria in una gara olimpica di sollevamento pesi, così come non riuscirò mai a dire correttamente “Ramarro marrone” per la prima volta. Ma, in questo Erasmus, ci sarà l'ultima volta che mangerò un covrig da Pertu, l'ultima volta che attraverserò col rosso il semaforo di fronte casa fra gli sguardi di rimprovero degli altri pedoni, e l'ultima volta che saluterò amici molto importanti. Proprio a questo pensavo sul treno durante il ritorno a Iasi. Treno dove la presa elettrica funzionava, c'era gente, nessun barbone ha rotto le palle, ed è arrivato a destinazione pure con qualche minuto di anticipo.

Nella foto: al lago ghiacciato con Adele, che saluto caramente, ringrazio per l'ospitalità, e a cui prometto di informarmi su chi sia la cantante Adele.

martedì 19 febbraio 2013

Cluj-Napoca episodio 1: Vagabondo sul Romania Express

Volevo scrivere del mio epico viaggio a Cluj già da domenica sera, ma impegni universitari e opere di bonifica del territorio mi hanno impedito di descrivervi celermente la mia avventura in Transilvania. Parto da Iasi, col treno, da solo, alle 15:30. La mia amica Adele, Leccese ma ormai convertita al Foggianesimo, mi aspettava a Cluj a mezzanotte e mezza. Ebbene si, sono nove ore di treno fra le innevate lande rumene. Un'amica mi aveva rassicurato che sulle carrozze avrei trovato prese elettriche a volontà, così porto il laptop con l'intenzione di passare il lungo tempo del viaggio vedendo film. Povero illuso! Entrato nel mio scompartimento, noto con piacere che i miei compagni di viaggio erano ragazzi e ragazze dall'aria pulita e che, proprio vicino al mio posto, c'era una bella presa elettrica. Metto la batteria al computer e inizio a vedere Braveheart – Cuore Impavido. Dite che volete, ma non vedevo quel film da quindici anni, o erano quindici anni che non lo vedevo, traduci! (La capiranno in pochissimi). Insomma, quando alla fine del film mancavano circa quindici minuti, la batteria mi da il segnale di scarica. Tutto convinto, inserisco la spina ma...niente corrente. Provo anche ad altre spine per la carrozza ma non funzionava nessuna. E infatti molti dei pochi altri passeggeri si trovavano nella mia stessa situazione. Mentre bestemmio fra i denti e incomincio a immaginare come avrei potuto passare altre sei ore in treno da solo, non potendo nemmeno dormire perchè mi ero svegliato tardi e non avevo sonno, ecco che i simpatici ragazzi scendono, e sale uno sbandato mezzo ubriaco e puzzolente che prende posto proprio nel mio scompartimento, iniziando a comunicare con me in uno strano rumeno. Non contento della situazione, prendo i bagagli e mi sposto nello scompartimento a fianco, uno dei pochi pieni. Ma dopo pochi minuti la ragazza che stava lì scende, e ritorna il vagabondo sproloquiante. Con la scusa che anche lì la spina non funzionava (ma era vero), me ne vado ed entro in un'altra carrozza dove non c'era proprio nessuno. Mentre provo anche qui le prese utilizzando il caricabatterie del mio telefono vecchio, ecco che appare il barbone molesto, che mi fa cenno di aspettare e scrive su un foglietto “10 Ley” E inizia a dirmi “Zece Lei, zece Lei”. In pratica voleva dieci Lei da me. Il Leu è la moneta rumena. Gli dico di no ed entro in un'altra carrozza, stavolta di quelle tipo pullman, dove almeno c'erano altre cinque o sei persone. Mi siedo, anche qui le prese non funzionano, e poi sento alle mie spalle una presenza, un qualcosa di incombente. Mi giro, era di nuovo l'irritante clochard col suo sudicio biglietto che continuava a dirmi che voleva quegli stramaledetti zece Lei. A quel punto, irritato sia da lui che dal fatto che avrei dovuto passare sei ore senza far niente, mi incazzo alla foggiana maniera, e in dialetto foggiano invito l'assillante mendicante a lasciarmi in pace. Spaventato dalla mia improvvisa e folkloristica reazione, scappa via e non lo vedo più.
Per fortuna, di fronte a me era seduta una studentessa rumena che parlava inglese e che faceva il mio stesso viaggio da Iasi a Cluj (o, meglio, Cluj-Napoca). Così, un po' parlo con questa ragazza, un po' mi messaggio con amici su Whatsapp, scaricando un'intera batteria e la metà dell'altra, un po' navigo su internet, finalmente arrivo a destinazione. Prendo un taxi e, imbambolato dallo stressante viaggio, invece di mostrare al tassista il messaggio di Adele dove mi aveva scritto il suo indirizzo, gli mostro, credendo fosse l'indirizzo, un messaggio in cui era scritto “Apeluri pierdute 3”. Che significa che avevo tre chiamate perse. Chiarito l'equivoco mi porta a destinazione. Solo che sbaglia numero della scala e mi lascia in un parco giochi condominale. Chiamo Adele “Dove sei finito?” “Ma come sto parco giochi?” “Ma dove mi trovo?”... Quando finalmente, da dietro il grande scivolo, ecco apparire Adele. Tiro un sospiro di sollievo e le vado incontro festoso. Dopo aver divorato la cena gentilmente offerta dalla mia amica, cado in un sonno ristoratore. Al mattino...no basta, ho già scritto troppo per ora. I miei giorni a Cluj, ricchi di sorprese, colpi di scena e maledizioni a facebook (poi vi svelerò il perchè) saranno narrati nella prossima puntata.
La revedere.

Nella foto: uno scorcio della caratterisica campagna innevata rumena vista dal treno. Si noti il gregge di pecore.