Questa bomba è solo l’ultima di una lunga serie di
attentati, di omicidi, di rapine e di mille atti delinquenziali che sono avvenuti nella
mia città. Però quest’ultimo episodio ha scosso davvero tanto i Foggiani. È passata
una settimana ma ancora ne parlano, la notizia è ancora sulle prime pagine dei
giornali. Ma come reagirà la cittadinanza? Il modo migliore sarebbe alzare
finalmente la testa, essere uniti e in pace prima con se stessi e poi con gli
altri. Far vedere che Foggia non merita l’ultimo posto nella classifica delle
città Italiane. E tutto questo partendo da piccoli gesti, dal classico non
buttare la carta per terra al non imbrattare il muro della Cattedrale appena
restaurata, da parcheggiare in modo più rispettoso a tenere a bada l’istinto di
rubare una panchina appena messa in un giardino pubblico. E ciò significa
soprattutto rispettare noi stessi. Perché a Foggia ci viviamo noi, è la nostra
vita, non ci vivono quelli del Sole 24 ore che fanno la classifica, non ci
vivono i parlamentari o l’alto comando della polizia. Se non iniziamo a
prendere un po’ di coraggio e a ripartire dalle piccole cose, non arriveremo
mai a combattere la mafia che mette le bombe!
Ma il Foggiano, si sa, è pigro e indolente. Si aspetta
che il politico che ha votato non si comporti da politico, ma si comporti da
mamma apprensiva trovando al bambinone un lavoro poco faticoso ma redditizio,
una bella casa e tutti gli altri confort. Bravissimo nel dare sempre la colpa
agli altri dei propri fallimenti personali, e come cittadini, bravissimi a dare
la colpa a Bari, a Roma, al Nord, senza mai farsi un esame di coscienza e
rendersi conto delle proprie responsabilità.
E quindi il Foggiano, dopo quest’ultima bomba, può
anche definitivamente tirare i remi in barca e consegnarsi al potere dei più
forti e più violenti. Accontentandosi come uno sciacallo di mangiare i pochi
brandelli di carne rimasti su una carcassa di un’antilope, ma sempre con la
paura e la tensione che il leone possa tornare da un momento all’altro, perdendosi
così le cose migliori della vita, e accontentandosi che il Foggia vinca, una
volta tanto, una pessima partita di calcio di serie Dilettanti. E questa non è
una città viva, è una città che aspetta la morte. E, dopo tanti anni dove niente
è cambiato, anzi è solo peggiorato, questa sembra la conclusione certa.
Però voglio lasciare uno spiraglio di luce, una
flebile fiammella ancora accesa e spero che si avveri la prima ipotesi, che
Foggia si dia da fare per tornare a essere una città vivibile. Ma Foggia sono
anche io. E io per primo devo rimboccarmi le maniche e ripartire. Poi sarà il
turno degli altri. L’impresa è ardua e non è detto che ce la faremo, però dovremmo cercare almeno di incominciare…
E questo vale davvero per tutti. Del resto, Foggia
non è altro che una metafora della vita.
Personalmente la bomba più dolorosa è esplosa ieri alla notizia che m'hai dato. Ci sono rimasto di merda, con le mani gelate per un ora. Veramente un gran dolore, con rifessioni annesse.
RispondiEliminaRiguardo il post, ultimamente (ma mica tanto) sto provando così tanto schifo verso avvenimenti (e soprattutto modi di fare) legati a foggia, puglia, o altre regioni rinomate per le "buone maniere" che sto sfociando in pensieri razzisti, quindi evito commenti approfonditi. La prima cosa a cui ho pensato dopo aver letto la notizia (e averti mandato una mail) è ad una probabile reazione della comunità cinese. Dico solo che ci sono cose così radicate in certe zone, che non si estirperanno mai (o comunque non vedremo altro che merda per chissà quanti anni. Pensare di far crescere un figlio qui è già di per se un reato). Non credo nella "lotta" ai fantasmi, anzi credo bisogna andare lontano. Purtroppo leggo che anche lì dove probabilmente sono diretto, quasi quotidianamente ci sono scippi e rapine in pieno giorno. "La crisi" dirai... invece ti dico che quasi sempre chi compie questi atti sono "persone" foggiane (prevalenza) sanseveresi o barlettani. Esportiamo merda ovunque.