martedì 23 ottobre 2012

Romania on the road

Cosa ci faccio su un camion di vestiti, insieme a due amiche, girando per paesi e cittadine della Moldavia come Targu Frumos,  Valea Lupului (che ha il nome che sembra preso da Frankenstein Junior), Podu Iloaei e Letcani? Per rispondere a questo grande quesito che interessa la maggior parte dell’umanità devo fare un salto indietro di due giorni e andare al venerdì pomeriggio nella stazione dei pullman di Iasi per raccontare la mia prima, indimenticabile, gita Rumena.

Di cose ne sono successe davvero tante in questo weekend, perciò per non tediare i miei lettori (compresi quelli che arrivano sul mio blog cercando consigli sulla prostituzione nelle terre dell’Est) mi limiterò ai fatti principali e a qualche chicca.
Partiamo  dalla stazione dei pullman di Iasi e arriviamo a Suceava, nella regione della Bucovina, al confine con l’Ucraina. Durante il viaggio, circa due ore e mezza, apprezziamo gli splendidi paesaggi rurali che ci sono in quelle zone.
Arrivati a destinazione, un tassista abbastanza pazzo ci porta all’ostello. Il tempo di lasciare gli zaini e “arriggettarci” un po’, e siamo già in giro per Suceava. Grazie alla guida troviamo un ottimo ristorante dove finalmente possiamo assaggiare la vera cucina Rumena. E mentre stiamo mangiando arrivano due musicanti, uno col sax, l’altro con la fisarmonica, che, sapendo che eravamo Italiani, iniziano a suonare O’ sole mio. Non riesco a trattenermi e inizio a cantare a squarciagola lanciandomi anche in imbarazzanti virtuosismi!
Dopo l’ottima cena, mentre ritorniamo all’ostello ci imbattiamo in un numeroso branco di cani randagi e in questa occasione dimostro tutto il mio corag…koff koff koff! Scusate ho un po’ di tosse in questo periodo. Arrivati all’ostello i proprietari erano già a dormire ma la chiave per aprire il portone non voleva proprio girare. Dopo aver provato tutti e dopo aver “iastimato” parecchio, finalmente una ragazza fa valere tutta la sua conoscenza ingegneristica e riesce ad aprire la porta, ricevendo l’ammirazione di noialtri come quando Artù estrasse la spada dalla roccia.
Il giorno dopo ci raggiungono altri due amici e partiamo per i famosi monasteri. Prima, però, ci fermiamo a fare colazione in un elegante bar: tutti gli altri pagano regolarmente, poi arrivo io e il cameriere mi offre cornetto e rustico!
Visitiamo i monasteri di Voronet, Humor e Moldovita. In quest’ultimo una suora ortodossa ci mostra orgogliosa il Golden Apple, premio ricevuto per la bellezza di questi monasteri che si caratterizzano per avere tutte le pareti, interne ed esterne, completamente affrescate da scene raffiguranti episodi della Bibbia, guerre, santi e molti martiri nel momento dell’esecuzione (la maggior parte decapitati, ma c’erano anche di affogati, sbranati da bestie feroci, uno addirittura con la testa segata in verticale).
Nel monastero di Voronet, prima di inerpicarci su una torre dalle scale strettissime e dai gradini parecchio alti, assistiamo al rito della benedizione della Coliva. Che cos’è la Coliva? Ora ve lo spiego, ignoranti che non siete altro! La Coliva è una torta a base di grano che ha al centro disegnata una grande croce e, per il resto, è tutta decorata e colorata. Quella che abbiamo visto aveva addirittura delle stelline di zucchero. Questa torta è usata per commemorare i morti di quaranta giorni prima. La si benedice facendola ondeggiare, quasi cullandola, e poi si dicono i nomi dei defunti. Quindi la si serve ai fedeli. Che l’ha assaggiata ha detto che è buona.
Dopo questo bagno nella spiritualità torniamo a Iasi in treno per andare, la notte, a una festa Erasmus nel centro commerciale dove Spagnoli, Tedeschi, Polacchi e Francesi erano vestiti con abiti tipici della loro nazione. Noi Italiani no, siamo più internazionali!
Il giorno dopo, penserete voi, abbiamo dormito un sacco… E invece no! Noi siamo Erasmus, siamo fortissimi! Il mattino dopo eravamo in viaggio destinazione Miclauseni, a visitare il castello e il monastero. Ma soprattutto abbiamo apprezzato la pace e la tranquillità di quel posto, e la sua natura incontaminata (abbiamo visto anche uno scoiattolo saltellare da un ramo all’altro). Per pranzo facciamo un picnic su un lembo di terra che protrude in mezzo a un laghetto e, dopo aver mangiato, ci abbandoniamo a un sonno ristoratore sull’erba.
Giunta l’ora di tornare a casa, ci appostiamo sulla strada ma il pullmino per Iasi sfreccia via e non si ferma. Altri erano già tutti occupati e così decidiamo di fare l’autostop. Ed eccoci tornati all’inizio, con me e due amiche, in questo camion di vestiti guidato da un gentile e simpatico camionista, passare in rassegna per tutte le cittadine e i paesini che stanno quasi uno attaccato all’altro per la strada che collega Miclauseni a Iasi.
E così è terminato il primo weekend di viaggi in Romania. Come già detto, non ho potuto scrivere tutto e qualcosa di importante l’avrò sicuramente saltata. La cosa che rimane è un viaggio emozionante, tante foto (che mi dovete dare!), e un’ottima compagnia con cui fare altri viaggi in questa bella e sottovalutata terra che è la Romania.

Ps. Dedico questo post ai cioccolatini Cuneesi e all’amica che me li ha gentilmente offerti, anche se poi le ho finito la scatola!

In foto: una facciata esterna del monastero di Voronet, da notare la gran quantità di blu che lo contraddistingue.

giovedì 18 ottobre 2012

Vita a Iasi

Le cose non sono mai come te le aspetti. Per quanto tu possa sforzarti di programmare ogni singolo punto, o anche semplicemente di immaginare come possa essere un’esperienza, questa prenderà una piega totalmente inaspettata, in positivo o in negativo. Potrei portarvi tanti esempi, ma penso che il più calzante sia proprio quello relativo al mio Erasmus in Romania. Immaginavo che ogni giorno mi sarei ingozzato da McDonald e affini, invece mangio per lo più frutta e verdura. Immaginavo che a lezione sarei stato tipo ignorato e rinnegato in ultima fila, un po’ come i pochi erasmus che ho visto a Foggia, mentre qui l’accoglienza da parte della classe è stata decisamente più calorosa, con alcune persone davvero amichevoli. Immaginavo che avrei abitato in un tugurio simile a quelli che si vedono all’inizio del film di Borat, invece sto in un ottimo appartamento centrale (che ha il divano migliore di tutta Iasi!) Così come non immaginavo di riscoprire la cioccolata calda, ancor più buona se fatta in casa da sapienti mani, di avere in tasca una prenotazione per un’opera lirica, di farmi benedire da un pope ortodosso, e mai avrei immaginato che ci sarebbe stata una festa a sorpresa per il mio compleanno organizzata egregiamente dagli altri studenti Erasmus! (Di questa magari ve ne parlerò in un altro post).

Insomma, dopo un mese di vita Rumena le mie impressioni sono positive. Certo, non è tutto rose e fiori, e aspetto l’inverno coi suoi 30 gradi sotto zero, ma gli ostacoli ci sono ovunque, e se si è in buona compagnia sono anche più facili da superare.
Ps. A proposito di immaginavo che… Quando ho saputo che venivano parecchie ragazze di Medicina da Torino ho pensato: “Queste saranno delle secchione super ansiose che faranno gruppo a sé e con cui non legherò mai e che staranno sempre alle loro case avvolte in una bandiera della Juventus a mangiare gianduiotti e a parlare della Fiat durante le pause studio. Salvo cambiare radicalmente opinione e rendermi conto, non appena le ho conosciute, che il caso umano ero io!
E con questa chiosa vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata.
Nella foto: il Palazzo della Cultura, uno dei più belli e maestosi monumenti di Iasi.

mercoledì 3 ottobre 2012

I primi giorni


Ebbene, sono dieci giorni che sto in Romania e mi sembra di starci da una vita! Sarà per il ritmo frenetico che ha caratterizzato queste giornate, prima alla ricerca della casa, poi a comprare tutte le cose necessarie, poi all’università fra learning agreement, confirmation sheet, timetable e altra robaccia in inglese, ma queste giornate sono letteralmente volate. Certo, non è mancato il divertimento, con l’Underground e il relativo spazio antistante che mi sembra tanto la piazzetta a Foggia: se vuoi incontrare qualcuno, vai là e di sicuro lo trovi. Oppure quello è il posto adatto se vuoi fare conoscenze: con la maggior parte delle persone, una volta detto nome, università e luogo di provenienza, si chiede “ Come sei arrivato a Iasi?”. Beh il mio viaggio è stato abbastanza particolare, poi è stato il mio primo viaggio in aereo e così vi ammorberò un po’ con questa storia…
Era una mattina bella e soleggiata. La sera prima avevo visto in tv il film Hair. Come tutti voi ben saprete, questo film si conclude con un giovane americano che, suo malgrado, è costretto a salire su un aereo per andare a combattere in Vietnam. Si vede l’aereo che decolla, e la scena successiva è in un cimitero, con la tomba di questo sfortunato giovane e gli amici attorno che cantano la famosissima “Let the sunshine in”. A mio parere è una scena molto bella (vi metto il link alla fine) ma non è certo la cosa più benaugurante per uno che prende l’aereo per la prima volta, nonostante si presuma che il poveraccio sia perito nella giungla vietnamita mentre io avevo il biglietto per un’importante città rumena.
Durante il viaggio tra Foggia e Bari avevo lo stesso stato d’animo del protagonista del film appena menzionato. Una volta all’aeroporto, con tutte le pratiche da sbrigare, l’ansia è molto diminuita, per poi sparire del tutto all’accensione dei motori dell’aereo, lasciando spazio a una grande curiosità e anche a una pacata euforia. Il primo aereo, quello da Bari a Timisoara, sembrava un residuato bellico scampato all’attacco di Pearl Harbour a cui era stata tolta la mitragliatrice ed era stato messo il carrellino del caffè. Piccolo, a eliche, e talmente stretto che siamo stati costretti a lasciare il bagaglio a mano nella stiva perché non c’era spazio dove stavamo noi passeggeri. Dopo un atterraggio “adrenalinico”, arrivato a Timisoara chiamo a casa per avvisare che la prima tappa era conclusa, e ovviamente al telefono dico che il viaggio è stato piacevolissimo e bellissimo, al che un Rumeno che ha viaggiato insieme a me esclama: “Ma quale bellissimo! Questo è viaggio peggiore che ho fatto!” I miei pensieri erano rivolti al prossimo aereo che mi avrebbe dovuto portare a Iasi. Se un aereo per un volo internazionale era così malmesso, figuriamoci quello per un volo nazionale! E invece il secondo aereo era molto grande, comodo e soprattutto a propulsione (guardando dal finestrino non vedevo un’elica girare vorticosamente a qualche metro dalla mia faccia).
Così, dopo un’ora di viaggio tranquillissimo, arrivo all’aeroporto di Iasi. Ok, penso che ormai le emozioni si siano esaurite e prendo un taxi per andare in albergo. Ma una brutta sorpresa mi aspettava: tutta la tensione che non ho avuto sull’aereo l’ho avuta su questo taxi, in quanto il conducente guidava in una maniera agghiacciante. Velocissimo, sorpassava a destra e sinistra mentre si permetteva anche di criticare gli altri automobilisti. Per fortuna il gran premio è durato solo cinque minuti. Arrivato in hotel ho lasciato i bagagli e sono subito sceso a visitare la città. Ma questa è un’altra storia…
In foto: un bellissimo panorama visto dall'aereo, da notare la famosa elica.  




















Ed ecco il link alla succitata scena di Hair: